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Montieri e uno de' buoni Castelli della Maremma , posseduto col titolo di Marchesato, insieme con Boccheggiano, dai Signori Duchi Salviati. E' situato in Val di Mersa, sopra d'un angusto ripiano di Monte, a bacio, in posto non ameno, anzi precisamente orrido. Poiché dalla parte di Mezzogiorno gli resta contiguo, ed a ridosso un vasto Monte, quale e il più alto che si trovi in questa parte di Maremma, e non solo gl'impedisce l'aria tiepida della Marina, e gli fa tramontare il Sole a 22 ore, ma gli fa riflettere, e morire addosso certi Venti freddi Settentrionali, e qualche tempo dell'anno sta coperto di Neve. Dalla parte di Tramontana resta in non grandissima distanza un a1tro Monte, detto Monte Murlo, il quale gl'impedisce la veduta, ed anche in parte la ventilazione. Da Ponente sono altre Giogane di Monti più bassi, che fanno un simile effetto; laonde non vi rimane altra foce aperta, che di verso Levante, dove si gode qualche parte di Val di Mersa. Quindi è che sebbene il Castello è sopra d'un alto Monte, contuttociò resta in buca, e vi è aria fredda e cruda: anzi verso il tramontare del Sole, cioè dopo le 22 ore, si vede sopra di esso una caligine, o nebbiolina, simile a quella che in certi giorni d'Inverno si vede sopra Firenze, che resta vicina all'Arno. Tale situazione di Montieri è la cagione, che i suoi abitanti soffrono gran freddo nell'Inverno, e lungi dall'essere soggetti alle Malattie Endemie della circonvicina Maremma, sono piuttosto attaccati dalle Pleuritidi, dalle Artritidi, e simili mali, che sono più propri dell'arie montane e crude. Contuttociò e molto abitato, vi sono molte Famiglie ricche, e ha davanti a se per la parte di Tramontana una scoscesa Valle, che scola l'acque nella Mersa, dove sono molti Poderi, e Domesticheti; in alto poi sono vasti Castagneti, dai quali i Paesani ritraggono ampie ricolte.






La cagione che i Castelli di Montieri, e Boccheggiano, si sono mantenuti in buono stato, e ripieni d'abitanti sino a questo tempo, in mezzo a moltissimi circonvicini Castelli, che sono o totalmente distrutti, o talmente scaduti, che appena meritano il nome di Castello; la cagione dissi, è non solamente il vantaggio della situazione tanto più elevata, ed immune dai pregiudizi dell'Aria grossa, ma principalmente uno Statuto Municipale, che proibisce ai forestieri, e non abilitati dalla Comunità, l'acquistare beni stabili in quel Territorio, Una simile disposizione statutaria, è in vigore ancora a Castelnuovo di Val di Cecina; e prudentemente i Rappresentanti di queste Comunità l'hanno tenuta sempre in osservanza, a tal segno, che non hanno permesso agli stessi Marchesi loro Padroni, l'acquistare un palmo di terreno dentro il Marchesato, ed appena hanno lasciato convertire due Case in Palazzi pretori. Il frutto dell'importanza di tale importantissimo Statuto si è, che quasi ognuno di questi Castelli possiede terreni, i quali ei coltiva a Castagneti, o sementa, per ricavarne quanto più frutto può; o se non soffrono coltura, gli lascia a bosco, e stipa per le pasture de' suoi Bestiami, e per altri usi. In somma tutti trovano il campamento dentro al paese, e non sono costretti a cercarselo fuori della patria. Io feci alcune riflessioni sopra di questo particolare, parlando di Miemmo a car. 173 del T. III, ed alcune altre avrò luogo di farne in appresso, esaminando le cagioni della desolazione delle nostre Maremme.





Tornando ora al discorso di Montieri, le sue fabbriche ce lo fanno credere florido, e molto popolato anche parecchi secoli fa. Non vi sono Case rovinate, o Casalini come gli addimandano, anzi sono tutt'ora in piedi moltissime case d'Architettura de' Secoli XII, XIII, e XIV fabbricate con muraglioni grossissimi di pietre quadrate, e che mostrano essere state di Famiglie comode. Il Castello così propriamente detto, dentro al quale è la Chiesa Matrice con titolo d'Arcipretura, era circondato di muraglie, delle quali restano in piedi gran pezzi, e sopra d'una Porta si vede la Balzana arme di Siena: fuori del Castello è il Borgo sfasciato, e diviso in più branche.


L'origine di Montieri e incerta: il suo nome potrebbe parere corrotto dal Latino Mons Aeris, come ha creduto Andrea Baccio(1), per le Miniere contigue, sebbene sono più di Argento che di Rame, come suonerebbe la parola Aeris. A queste Miniere deve senza dubbio Montieri la sua origine, perché in questo sito benché infelice, si dovevano fabbricare necessariamente i Forni, e altri edifizi per fondere e raffinare l'Argento, mentre quì appunto è una grandissima copia d'Acqua di fonte ottima perenne, è vicinissima la Miniera, ed è comodissimo il legname. Fuori che per il bisogno delle Miniere, non credo che sarebbe giammai venuto in testa a veruno il piantare un Villaggio in questa pendice a bacio, e tanto inamena.

In quanto a me credo, che le Miniere fossero scoperte, e cavate molto prima del Secolo XII nel quale gli Scrittori fissano quest'epoca, perché si trova nominato Montieri fino nel Secolo IX. Se si considera lo sterminato ammasso di Loppe, o schiume d'Argento, che si vede scaricato in un piaggione davanti al Borgo, non si potrà mai credere che in 174 anni, ne' quali per le Storie si sa di sicuro che stettero aperte le Miniere, si potesse cavare tanto Argento, che abbia fatto nella fusione tutte queste infinite Loppe. Forse che queste Miniere si facevano andare fino d'avanti che i Toscani cadessero sotto il giogo dei Romani, come altre d'Argento vicino a Populonia, delle quali si vedon tutt'ora le Loppe, nelle rovine di quella antichissima Città(2). Tale argomento resterà forse meglio schiarito in fine di queste Relazioni.


Comunque siasi, la più antica memoria di Montieri che io abbia trovata, e dell'anno 896 di Cristo, nel quale Adalberto Marchese di Toscana, donò ad Alboino Vescovo di Volterra la libera giurisdizione di Montero, Berignone, Casole, Sasso, e Marciano(3). Nel 1134 un altro Vescovo si accordò con certi della Famiglia Pannocchiesca, i quali renunziarono a tutte le ragioni, che potessero avere sopra il Castello e Corte di Montieri(4), Intorno al 1180 vi fu scoperta, o per lo meno riaperta la Miniera d'Argento, della quale così ragiona Andrea Baccio(5): Legi equidem in Annalibus almi Xenodochii Senarurn, in Agro Montis Aeris Argenteas fodinas inventas anno 118l, a Petro quodarn Calano natione Gallo, dum per illos fal'tus venaretur: quas eum, ac successores eius, publico Patrum decrete multis annis elaborasse.Quod vastae ibi rnontium cavernae ostendunt, ac crypta inter alias profundissima, ad decem milliaria (molto meno senza dubbio) penetrans(6). Il Malavolti(7) dice essere state trovate non poco tempo prima da' Cittadini Senesi, e che per comodo di chi vi lavorava, la Repubblica di Siena vi fece edificare tanto, che d'una piccola Villa, vi si fece un buon Castello. Veramente in un Istrumento di concordia tra Aldimaro Vescovo di Volterra, e Rinieri Vescovo di Siena, firmato l'anno 1137 si dice: itemque do ð trado medietatem de Argentia, si inventa fuerit in terra quam Crescentius Decessor meus beatae memoriae Episcopus Volaterranus emit a Comite Ranuccino Pannocchia(8). L'Istrurnento pubblicato dal Signor Muratori, è forse l'istesso d'uno, che per notizia comunicata dal Signor Cancelliere Antonio Bernardino Fancelli, si trova registrato nel Kaleffo dell'Assunta (Libro cosi detto nell'Archivio delle Riformagioni di Siena) a c. I, e 2, nel quale insomma si contiene una permuta fatta tra li Vescovi di Siena e di Volterra, in cui vien data l'intera metà del Castello e Borghi di Montieri, e colla metà delle Miniere d'Argento al Vescovo di Siena, e certi beni nel Volterrano a quello di Volterra, nel mese di Novembre 1137 Rog. Ser Rolando: la Ricevuta, e quietanza fattane scambievolmente, è del rnese di Settembre 1181. L'Arcivescovo di Magonza lasciato da Federigo Barbarossa Vicario Imperiale in Italia nel 1180 donò, e confermò al Comune di Siena tutte le consuetudini e benefizi, che era solito avere nel suo Dominio e Contado, e le ragioni che l'Imperatore aveva nella metà di Montieri.

L'utilità grande che si ricavava dall'Argentiere, fece prestamente nascere gravi liti tra i Vescovi di Volterra, la Repubblica di Siena, e quella di Massa, pretendendo ciascheduna di loro, che le Miniere fossero suo diritto, o Regalia. I Massesi allegarono a loro favore un Diploma dell'istesso Federigo Barbarossa, dato l'anno 1160, col quale aveva loro donato la meta di Montieri, per ricompensa de' buoni servizi prestati a Sua Maestà. I Vescovi di Volterra allegavano l'antico alto ed utile dominio di Montieri, donatoli dal Marchese Adalberto; i Senesi finalmente si fondavano sulla narrata donazione del medesimo Imperator Federigo; oltreché fino del 1151 gli uomini di Montieri avevano (verisimilmente contro il volere del Vescovo di Volterra) con giurarnento promesso di rnantenere ai Senesi la meta di detto Castello, della Torre, de' Borghi, della Corte, e delle Miniere d'Argento, confermando le ragioni che i Senesi vi pretendevano molto tempo innanzi(9). Il Vescovo di Volterra Ugone nel 1181 concesse al Comune di Siena avversario più potente l'intera quarta parte di Montieri, coll'intera quarta parte dell'Argentiera, e ricevé in ricompensa, o pagamento lire trecentotrenta, da convertirsi in utile del Vescovado(10), ll suo successore Ildebrando Pannocchieschi non si trovò contento di questo contratto, come pregiudiziale alla Mensa, e per fortificare le sue ragioni, e sbattere quelle de' Senesi, implorò dallo stesso Imperator Federigo nell'anno 1188 un amplissirno Diploma(11). Con esso venne dichiarato Principe dell'impero, e non solo fu confermato nel dominio che di presente godeva, ma gli fu estesa la giurisdizione temporale sopra tutta la Diocesi, compresevi anche le Miniere d'Argento di Montieri, e i diritti Regali che si pervenivano a Sua Maesta. Non si aquietarono per questo i Senesi, anzi moltiplicavano ai Vescovi le molestie, e tentavano tutti i mezzi per levare loro Montieri, senza venire ad una scoperta guerra, Ne fu fatta lite in Corte di Roma, e il Vescovo di Firenze Giudice delegato del Papa, sentenziò a favore di Paganello Vescovo di Volterra successore d'Ugo; ma non avendo effetto alcuno la sentenza, quel di Volterra stimò meglio fatto accordarsi coi Senesi, come fece l'anno 1214 o 1216, obbligandosi a pagare ogn'anno per se, e suoi successori, al Comune di Siena e suo Camarlingo lire dugento quindici per il Castello ed Argentiera di Montieri, sotto pena di mille Marche d'Argento quando mancasse al detto pagamento(12). Ultimamente l'anno 1253 i Senesi, con licenza ed autorità di Papa Innocenzo IV, convennero col Vescovo Rinieri, che (per levare un'occasione di litigio) egli tenendo la metà di Montieri e sua Corte, dovesse pagare ogn'anno le sopraddette lire 215 al Comune di Siena, sotto pena di 200 Marche d'Argento, obbligando per l'osservanza del pagamento i Beni del Vescovado, ed in particolare il Castello di Montalcinello, con dar licenza al Comune di Siena di pigliarne il possesso di sua autorità. II contratto fu rogato da Orlando del q. Orlandino Notaro nel 1253.

Avevano ottenuto i Vescovi di Volterra dall'Imperatore Enrico IV la facoltà di battere Moneta(13): perciò nel 1158 il Vescovo Rinieri detta licenza, e libera podestà a M. Guido Spieziche, ed a' suoi compagni e compagnia chiamata Compagnia de' Feliciani di Piacenza, per tre parti delle dodici, ed a M. Giovanni di Durante per quattro parti delle dodici, ed a Bertoldo del già Vigiero, ed a Bandino suo fratello e compagni per cinque parti delle dodici, di battere Moneta Volterrana Grossa e Minuta, della lega e valuta della Moneta di Volterra, o di Pisa, o di Siena, o di Lucca, o di Arezzo, nel Castello di Montieri, o in altro luogo, per il termine di otto anni, da cominciare il primo di Gennaio prossimo. Si obbligò a dar loro comodità di case da battere Moneta, e che in andando, stando, e tornando per le terre del Vescovado, gli difenderebbe, e non gli farebbe pagare cosa alcuna: che la detta Moneta sarebbe spesa per tutte le dette terre; e procurerebbe ancora che avesse corso per tutta la Toscana; e che finalmente per detto tempo non darebbe licenza ad altre persone di batterla. Gli Appaltatori dall'altra parte, si obbligarono di pagare per i primi due anni al Vescovo e suoi Successori, per ciascheduna libbra di Minuta al peso Volterrano che avessero coniato, quattro denari e rnezzo; e della Moneta grossa, sempre che ne facessero battere, pagarne nove denari minuti o piccoli per libbra. Affinché poi la rnoneta riuscisse di giusto peso e lega, volle il Vescovo apporre la condizione, che avanti darla fuori si pesasse, ed approvasse dagli Uomini deputati a ciò. Il contratto è stipulato in Casole di Volterra(14). Le figure di due Grossi d'Argento, battuti verisirnilmente qui a Montieri, e coll'Argento di queste miniere, si possono vedere nell'Ammirato. Io ne conservo quattro appresso di me, d'Argento molto bello, non so però se coniate qui o a Berignone, dove i Vescovi di Volterra ebbero un'altra Zecca, come dissi a c.374 del T.III(15). Avendo lasciato il Vescovo Rainuccio successore di Rinieri scadere piu termini, senza fare i dovuti pagamenti, il Comune di Siena nel 1327 entrò in possesso di quella metà del Castello di Montieri. Per soddisfare poi de' pagarnenti arretrati, e della pena imposta nel contratto, volle il Comune di Siena sentire il parere di tredici Dottori, i nomi de' quali si possono vedere appresso il Malavolti(16). Propose loro adunque i seguenti punti. I. Se il Vescovo fosse incorso nella pena delle predette mille Marche d'Argento, e nell'altra di 200 sole Marche, o in una sola di esse, e quale. II. Quatenus fosse incorso nelle dette pene, o in una delle medesime, e per non essere state pagate per tanti anni le lire 215 convenute, fosse lecito al Comune di Siena di propria autorità entrare in possesso de' beni del Vescovado, e gli fosse lecito tenergli, ed amministrargli come farebbe il Vescovo nel temporale. III. In qual sorta di Moneta si dovessero pagare al Cornune di Siena le dette lire 215 non pagate, e da pagarsegli in avvenire. I Dottori consultati concordemente decisero, che il Vescovo era incorso nella sola pena di 200 marche, e che questa sola si doveva esigere. Al secondo esser lecito al Comune di Siena entrare di propria autorità nel possesso de' beni di detto Vescovado, tanto per la pena delle 200 Marche, quanto per i pagamenti di lire 215 arretrati, e potergli tenere, possedere, ed amministrare nel temporale, nel modo, che poteva il Vescovo di Volterra. Sopra il terzo, che il pagamento si dovesse fare in quella bontà di moneta, che correva al tempo della fatta promessa, se era in uso, e non essendo più in uso, conforme la stima della bontà della medesima, Il Voto in cartapecora sottoscritto da tutti i sopraddetti tredici Dottori, è siglato da ciascheduno col proprio Sigillo, e rogato da Ser Pietro di Cino a dì 30 Marzo 1327 si conserva nell'Archivio dello Spedale di S. Maria della scala di Siena al n.457. a tenore di questa decisione, il Comune di Siena entrò in possesso del Castello di Montalcinello(17). Coll'Argento di Montieri che venne a Siena in tanta copia, si pose mano alla magnificenza, ed in breve corso di anni si fecero le tante Fonti che vi sono, e tanto magnifiche(18). Tardi si accorse il Vescovo Rainuccio dell'errore fatto in lasciarsi uscire di mano Montieri, e procurò tutti i mezzi per ricuperarlo, mandando fino nel 1329 a Siena Procuratori, per trattare la permuta di Montieri con altri beni. Non ebbe, come non doveva avere, effetto alcuno questo Trattato; anzi il Comune di Siena non solo non voleva rilasciare Montieri, ma si sforzava di devastare Montalcinello. Implorò il Vescovo la protezione del Papa, in virtù della quale Giovanni Cardinal Diacono di S. Teodoro Legato Apostolico fece Monitorio al Comune di Siena, perché restituisse al Vescovo quei Castelli.

Non aveva il Vescovo forze tali da poter ricuperare armata mano Montieri, e perciò credo subornasse il Comune di Massa altro competitore, a mettere in campo le sue pretensioni contro Siena. In uno Spoglio di Cartapecore dell'Archivio Pubblico di Massa, presso il Signor Bernardino Pistolesi, notai: Montieri sottoposto al Vescovado di Volterra. Istrumento de' 4 Febbraio 1326 tra la Comunità di Massa, ed il Vescovo di Volterra: nella sacca di Montieri n.1. Mandò adunque il Comune di Massa un Esercito sotto Montieri il 27 Settembre 1326, e assediatolo per più giorni, l'ebbe, salva la roba, e le persone. Obbligò inoltre i Terrieri a mandare lor Sindaco a Massa, per sottoporre il Castello e gli uomini alla Comunità di Massa, con diversi patti, fra' quali d'offrire un Cero di 20 libbre il dì delia Festa di S. Cerbone. L'istrumento originale in Cartapecora, rogato da Ser Aeri Raffanelli Notaro Massese, si conserva nell'Archivio di Massa nella Sacca di Montieri n.7. Sdegnata fierarnente la Repubblica di Siena per l'attentato di Massa, le intimò la guerra, se non le restituiva Montieri. I Massesi pensando meglio a' casi loro, mandarono il loro Sindaco a Siena, il quale a dì 13 Ottobre davanti al Sommo Magistrato rifiutò, e rinunziò tutte le ragioni che la Città di Massa avesse sopra il Castello, Torre, Corte, e Distretto di Montieri, per virtù di qualunque Contratto, Promissione, ed Obbligazione, le quali in tutto annullò, revocò, e calsò intierarnente secondo l'ordine datogli; e successivamente il dì 18 del medesimo mese, i Sindachi di Montieri sottoposero nuovamente quel Comune alla Repubblica di Siena(20). Allora fu che i Vescovi di Volterra, persero per sempre la speranza di ricuperare Montieri.


Non so bene se in questi tempi così infelici, si tirasse avanti l'escavazione dell'Argento da' Vescovi, o dalla Repubblica di Siena; ma è probabile che no. Mi conferma il vedere, che il Vescovo Filippo Belforti implorò l'anno 1355 dall'Imperatore Carlo IV la condonazione del Censo di 30 Marche d'Argento, che erano soliti pagare i Vescovi alla Camera Imperiale, per la licenza di scavare l'Argento(21). Ecco, per maggior, illustrazione dell'Istoria, alcuni passi del Diploma. Cum Ecclesia Volaterrana Nobis ð Sacro Romano Impero teneatur solvere annuatium triginta Marcas Argenti examinati ad pondus Camerae nostrae, pro Argenti fodinis existentibus tuno in Castro Monterei Dioc. Vult. Concessis a praediçtis Praedecessoribus nostris eidem Ecclesiae, ac Episcopis eius; cum insuper teneatur alias triginta Marcas Argenti purissimi annuatium solvere A'obis nostrisque Successoribus, pro Fodri colleqtione, ut baec apparent ex Privilegiis Divorum Praedessorum nostrorum, quae coram Meiestate Nostra tua Dileçtis praesentavit, dignaretur Imperialis Clementia de remotionis diçtorum Censorum, d absolutionis a praestatione digtarum Marcarum Argenti beneficio Tihi ð Tuae Ecclesiae providere cum prout Tu asseris, praediçtae Argenti Fondinae iamdiu desuerint, ð quasi steriles sint effegtae; ð insuper tam propter Guerra, quam etiam Mortalitatum Pestilentias diutius vigentes in partibus, quae mortalium omnium genera comsumpserunt, nec non propter violentas manus vicEnorum, qui terras quamplures tuas propterea occuparunt, de diçtor Fodro permodicum ex ..... Aos igitur iniquitatis speciem arbitrantes inde velle Censum exigere, ubi frugtus minime reperitur, Te - a solutione praedigtarum iriginta Marcarum Argenti - absolvirnns ð. Allude senza dubbio il Diploma, all'universale orribilissima Pestilenza del 1348; ma non so se fosse vero il pretesto del Vescovo, che le Miniere d'Argento iamdiu defuerint. Dal 1326 in poi rimase Montieri sempre in mano de' Senesi, i quali nel 1356 vi spedirono un'Arnbasciatore, per pacificare tra di loro i Terrieri divisi in fazioni(22). Fu fabbricata nel 1233 la Fonte pubblica, che è nella Piazza del Borgo accanto al Palazzo di Giustizia, nella quale si legge la seguente Iscrizione incisa in pietra.

Andree Hugonis Monteri nempe Rettoris Tempore, fit fagtus Fons hic d rite peragtus.

Fu occupato Montieri nel 1368, e tenuto per poco tempo, insieme con Treguanda, da' Tolomei ribelli di Siena(23). Nel 1371 la Repubblica di Siena, per assicurarsi meglio nel dominio di Montieri, vi fece Fabbricare una Fortezza, ed in piu tempi rifare tute le mura, che erano state guaste negli assalti datili dall'Esercito Senese. Costarono quelle fabbriche 1500 Fiorini d'Oro"(24), Le rovine della Fortezza si vedono sopra d'un risalto del Monte vicino al CasteIlo, dalle quali apparisce essere stata non molto grande, di forma ottangola, e che dominava il Castello. Sotto ad essa sono altre rovine, e poco sotto è la chiesa di S. Iacopo Apostolo, che anticanente era la Pieve.

Ha questa Comunità molte Cartapecore ad essa appartenenti, le quali si conservano in una cassa dentro la Chiesa Arcipretura, serrate a due chiavi, una delle quali sta in mano del Commissario, l'altra in mano d'uno de' Priori della Comunità. Io ne veddi alcune in mano del Signor Commissario, tralle quali un Istrumento originale di Sommissione, fatta dal Comune di Montieri alla Repubblica di Siena il dì 15 Giugno 1541 Ind.9 e di molti privilegi da quella accordatili. In un'altra notai A. 1427 Ind. 5 secundum morem Civitatis Senarum die 27 April. cum quaestio sit inter Stepbanum de Prato Episcupus Volaterrana Comunitatem Montieri, d Iustum Fratres de Magrignano(25). E' stato Montieri la Patria del Beato Iacopo, il quale nella sua gioventù era molto scapigliato, e trall'altre cose una volta, insierne con certi giovinastri suoi compagni, rubò gran quantita d'Argento dalla fabbrica, ma essendo stato preso da' Ministri della Giustizia, gli fu in pena tagliata la mano destra, ed il piede sinistro. Si diede egli poi a far penitenza della passata vita licenziosa, si fece Monaco Cistercense in S. Galgano, e morì con odor di Santità(26). Accanto all'antica Pieve di S. Iacopo, che resta fuori del Castello sotto alla Rocca, si venera il Romitorio o Cella del Beato Iacopo Murato. Nel Monte per la parte di Ponente era un antico Convento di Francescani, fabbricato fino del tempo di S. Francesco: ei fu poscia distrutto, e fabbricato nel Borgo del Castello verso Tramontana. Nel 1231 Aldobrandino Priore di Montieri fu eletto Vescovo di Massa(27). Ecclesia S. Nicolai de Monterio doveva pagare ogn'anno un Marabotino, o Maravedis, per Censo alla Camera Apostolica, secondo il Registro del Cenci Camerario(28). Nel 1216 Pagano Vescovo di Volterra concesse a Giovanni Abate di S. Galgano, il diritto di far Gore da Mulino. L'Istrumento e rogato in Curia praefati D. Episcopi, iuxta Cassarum de Monteri, in praesentia Tudini Castellani de Monteri, Simonis Canonici de Monteri, donde apparisce che la Chiesa principale era Collegiata.


Tratto da: "Relazioni d'alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana" Giovanni Targioni Tozzetti, Vol. IV, Anno MDCCXLIII.
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